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Necessario, l'albero del vescovo Mario (podcast e testo scritto)


Una comunità chiede aiuto per sostituire dodici alberi morti e ogni albero che arriverà avrà la sua storia. Questa è la prima. Si può ascoltare o leggere. Per ascoltarla, occorre cliccare sul cerchietto giallo che contiene un triangolino bianco 
(qui altre info sull'iniziativa)
C’era una volta, nel bosco di Laggiù, un alberello stento, debole, mingherlino. Era una piccola quercia. Sua mamma, che era grande e maestosa, diceva guardandolo: “Mah… che cosa ne farò di questo mio figliolo? Eh… non serve a niente! Tra i suoi rami non possono fare il nido gli uccelli, anzi non possono nemmeno posarsi... Lui non riesce a fare ombra neanche a un fiore, neanche a un sasso, non riesce a ospitare neppure uno scoiattolo… è inutile, ecco!” Insomma, a forza di sentire mamma quercia che si lamentava, tutti gli abitanti del bosco di Laggiù incominciarono a chiamare Inutile l'alberello e questo divenne il suo nome. Oh questo povero alberuccio che vita grama faceva! Sempre lì, curvo su sé stesso… E aveva un solo amico: il vento. Infatti il sole non lo raggiungeva nemmeno, perché gli alberi sopra di lui avevano chiome ampie e fitte e quindi non lo lasciavano passare, l’acqua arrivava alle sue radici dal terreno (e meno male, altrimenti non sarebbe neanche riuscito a nutrirsi!) e quindi l’unico che arrivava fino ai suoi rami era proprio il vento, che può infilarsi dappertutto. E questi due amici si divertivano anche insieme. L’alberello diceva al vento: “Vento, fammi ballare il tango!” e il vento, zan zan, muoveva i rami qua e là sulle note del tango. “Vento, fammi ballare il can can” e, tatatum tatatam, vai con il can can! “Vento, fammi ballare un walzer, oggi mi sento romantico!” ed ecco che il vento diventava bonaccione, lento, e faceva ballare il walzer al suo amico alberello. Però Inutile era triste e diceva: “Sì, è vero, ho un amico che ogni tanto viene a trovarmi e ci divertiamo, però io voglio essere utile a qualcuno!” Aveva ragione: non si può vivere senza essere utili a qualcuno.
E la sua vita si trascinò così fino al giorno in cui nel bosco di Laggiù arrivò il COVID VEGETALE e gli alberi vecchi del bosco incominciarono a tossire e a morire. Si ammalò anche mamma quercia e l’alberello disse piangendo: “Ma io non posso lasciarla morire così da sola!” e chiamò il suo amico vento e gli disse: “Vento, mi devi aiutare, fai qualcosa, perché io voglio vedere mia mamma!”.
Allora il vento corse dal sole e gridò: “Adesso tu, sole, devi assolutamente arrivare dal mio amico Inutile e devi fortificarlo con i tuoi raggi, perché lui vuole raggiungere la sua mamma che sta morendo”. Il sole non se lo fece dire due volte, fece un po’ anche il prepotente, e disse agli alberi del bosco di Laggiù: “Restringete subito i vostri rami, perché io devo raggiungere quell’alberello che si chiama Inutile. E guardate che se non lo fate, non mi vedrete più eh… né in primavera né in estate, e dovrete stare da soli, senza di me!”.
Allora gli alberi del bosco di Laggiù si spaventarono e incominciarono a restringere i loro rami per lasciar passare il sole. Il sole passò e arrivò da Inutile e lo avvolse di luce e di calore. L'alberello sentì un’energia grandissima dentro di lui e incominciò ad allungare le radici e alzare i rami: allunga le radici e alza i rami, alza i rami e allunga le radici, allunga le radici e alza i rami… finalmente raggiunse gli occhi verdi di sua mamma.
E sua mamma, guardandolo, gli disse: “Figliolo, ho sbagliato, ho sbagliato con te, ho sbagliato a darti il nome. Tu non ti chiami Inutile, ti chiami Necessario. Sei necessario a me, che adesso muoio più contenta, perché ti ho visto negli occhi, e sarai necessario a tutto il bosco”.
E la mamma morì. Allora arrivarono i boscaioli, che tagliarono il tronco, come si fa con i morti.
E l’albero Inutile, che adesso si chiamava Necessario, incominciò ad alzare i rami, ad allargarli, ad allungarli, a mettere foglie e ghiande… una meraviglia! In breve tempo i suoi rami si riempirono di nidi e di cinguettii, i fiori facevano a gara a nascere tra le sue radici, perché la sua ombra era la più gentile di tutte, e poi arrivarono gli scoiattoli… oh gli scoiattoli lo fecero arrabbiare anche un po’, perché correvano su e giù su e giù: sapete, gli scoiattoli sono molto vivaci, un po’ troppo vivaci. E quando un animale del bosco veniva ferito, che cosa faceva? Correva a rifugiarsi sotto i rami di Inut… o scusate, di Necessario, perché lui riusciva sempre a chinare le foglie, per accarezzarli e mandare giù qualche goccia di rugiada, e loro guarivano prima.
Ecco, questa è la storia di Necessario, l’albero del vescovo Mario. E che cosa ci insegna? Ci insegna che noi non possiamo vivere senza essere utili a qualcuno e c'insegna un’altra cosa: se vogliamo essere utili, dobbiamo chiedere aiuto al sole, cioè al Signore! Ciao a tutti!


Mariarosa Tettamanti

12 storie per 12 settimane