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La dialettica dei chiodi (podcast e testo scritto)

Tommaso non c'è. Dov'è Tommaso? Tommaso chiede segni e non si accontenta dell'eloquenza della risurrezione: vuole la dialettica dei chiodi... Nel post trovate il testo scritto, il podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani), la fotografia del dipinto "L'incredulità di San Tommaso" del Caravaggio e due illustrazioni, di cui una da colorare, per i vostri bambini.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana di Milano - 24 aprile 2022" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti da 19 a 31 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto: beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

La dialettica dei chiodi

Gesù arriva tra i suoi ed entra senza aprire le porte. È evidente che il suo corpo, rigenerato nella risurrezione, è cambiato: quanto meno non occupa più uno spazio. Per questo, come sottolinea Luca, i discepoli temono di trovarsi di fronte a un fantasma, cioè a un’entità senza corpo, un’ombra, e lo riconoscono solo quando lui mostra le trafitture della croce e per rassicurarli si mette a mangiare.
Siamo dunque davanti a un corpo risorto, che però conserva i segni della morte. Dice Moioli a questo proposito: “La parola della croce in Gesù è completata dall’eloquenza della risurrezione e questa dialettica è visivamente mostrata proprio dai segni cruenti dei chiodi nel corpo del risorto”.  Questo vale anche per noi: non c'è croce senza il risorto e l'ultima parola della vita non è la morte ma la risurrezione.

All'inizio di una nuova creazione

Gesù si ferma in mezzo ai discepoli, li saluta e li manda; prima però soffia su di loro donando lo Spirito Santo. Siamo all’inizio di una nuova creazione. “Quando la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso, il soffio di Dio aleggiava sulle acque”. E nel nulla del principio lo spirito di Dio incominciò a creare. 
Ora il figlio di Dio soffia e dice: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». È il perdono che emana dallo spirito di Gesù, dalla sua morte e risurrezione, è il perdono che ricrea l’uomo e fa scattare il chiavistello del Regno, spalancandone i portoni, è il perdono la nuova creazione.

Ma Tommaso non c'è

Ma Tommaso non c’è. Dov’è Tommaso? Non si sa, sta di fatto che non è con la sua comunità. (E' molto compatibile con le nostre assenze questa sua mancanza).
E quando i suoi compagni gli dicono di aver visto il Signore lui vuole vedere e toccare i segni. È il famoso “Se non vedo non credo” (e anche questo è molto compatibile con le nostre incredulità).
E Gesù lo accontenta. Non so se avete presente quel dipinto del Caravaggio, dove sembra che Tommaso esiti nel toccare il taglio del costato e Gesù stesso prenda il suo polso per spingere il dito nella caverna della ferita.
In effetti, ora Gesù vuole che Tommaso lo tocchi, ma è sempre un volere a malincuore il suo. Lui voleva dare qualcosa di diverso a Tommaso: non voleva dargli dei segni, voleva dargli una beatitudine, la beatitudine di chi crede senza vedere. Non poteva darla agli altri discepoli e nemmeno alla Maddalena perché l’avevano visto, ma Tommaso sì, Tommaso non avrebbe mai dovuto perdere questa occasione: l’occasione di essere beato in modo nuovo e diverso. E allora diciamocela questa novità meravigliosa: questa beatitudine è tutta per noi, che crediamo senza aver visto, e viviamo la parola della croce sapendola legata in maniera indissolubile all’eloquenza della risurrezione.

Il ficcadito

Finisco con una storiella vera, che mi ha raccontato un parroco mio amico. Quando una catechista ha mostrato ai bambini il quadro del Caravaggio di cui vi ho parlato, uno di loro ha detto: “Ah… ma allora non si dice -Tommaso ficcanaso- si dice -Tommaso ficcadito!”
Ecco, amici, non facciamo i ficcadito. E anche quando la vita rende le nostre giornate grumi indistinti di ansie, di paure, di dolori, non chiediamo segni, chiediamo beatitudini.

N.B. Questo commento è stato chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che presenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Individui di Giuseppe Fioretti (Fiò).