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L'uomo accartocciato (podcast e testo scritto)


Qual è il dolore peggiore? Quello che ognuno di noi ha in questo preciso momento, verrebbe da dire. Sì, ma voi lo sapete che esiste anche il male del piombo? E che un giorno un uomo accartocciato ha sentito una voce? No? Ascoltate o leggete allora.
Il post contiene il testo scritto e il podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani). Per ascoltare, cliccare sul cerchietto giallo che contiene il triangolino bianco.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana di Milano - 29 marzo 2022" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 5, versetti da 1 a 16

Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: «Prendi la tua barella e cammina»». Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: «Prendi e cammina»?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Un uomo accartocciato... e una voce

Sul bordo della piscina, nello scenario imponente dei cinque portici, c’è un uomo steso in mezzo a molti altri: è accartocciato per terra da 38 anni, dimenticato come una cosa vecchia e inservibile, forse non ha più nemmeno i pensieri. Eppure la sua speranza non se n’è andata, è rimasta in fondo al cuore in un baluginio debole, appena avvertibile, che va e viene come la fiamma della candela quando la cera è quasi finita. È la speranza che lo tiene ancora lì. “Arriverà qualcuno a immergermi nell’acqua risanatrice? Arriverà?”
E un giorno, finalmente, ecco una voce: “Vuoi guarire?”. Ma certo che vuole guarire, Signore, lo aspetta da 38 anni! “Alzati, prendi la tua barella e cammina”.
Era così semplice Gesù? Non c’è neanche bisogno dell’acqua miracolosa? I suoi antenati dovettero affidarsi alle onde del mar Rosso per approdare alla salvezza, a lui invece è bastata la tua voce, una voce che ha creato la sua guarigione, una voce non dissimile da quella di tuo Padre, che creò il mondo e ogni cosa che esiste.

Un cambio molto vantaggioso 

E in cambio tu che cosa gli chiedi? Nulla per te, qualcosa d’importante per lui: “Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio”. Che cosa succede Signore? Lo stai minacciando?
No, certamente no, Gesù non lo sta minacciando e nemmeno sta dicendo che l’infermità è una conseguenza della colpa. Egli piuttosto ricorda al miracolato l’impegno alla conversione: se lo dimenticasse, certo rischierebbe di stare peggio di quando era ammalato. Il miracolo infatti è segno di una rigenerazione interiore e spirituale e il ritorno all’errore scatenerebbe una sofferenza più grande.
È questo ciò che dobbiamo capire noi cristiani: il peccato è più doloroso di ogni altro male, perché introduce nel nostro cuore un disordine che crea vuoto e desolazione, tristezza, inquietudine e grigiore di piombo. Nessuna giornata è buona se si vive nel peccato.

La vita ti attende

E quanto a noi fermiamoci e rinchiudiamo nel nido pulsante del cuore questo germe di vita gioiosa, cioè la Parola che Gesù ci rivolge oggi: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”. “Alzati, raduna le tue cose, prendi il necessario per questa giornata che incomincia e non indugiare: la vita ti attende, i tuoi fratelli ti attendono e io stesso da te mi aspetto grandi cose. Va’… e mi raccomando, attento a non peccare!”

N.B. Questo articolo è in realtà un commento, chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che commenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Natura magica di Tatiana Tatarenok.