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Perché il cuore germogli a vita nuova (podcast e testo scritto)

La cura della memoria e l'immersione nell'esperienza: sono la terapia e la didattica di Gesù, per le cardiopatie dell'anima e le distorsioni sensospirituali dei discepoli. Testo scritto, podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e immagine di Virna Paghini. 

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana di Milano - 15 febbraio 2022" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 8, versetti da 14 a 21

(I discepoli) avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

La fame è fame!

Quanta tenerezza mi fanno questi discepoli. Ma che cosa dovrebbero capire poi? Sono preoccupati perché non hanno da mangiare… E non è una preoccupazione legittima questa? La fame è fame, nutrirsi è un bisogno primario! Gesù poi parla di lievito e quindi siamo anche in tema. Il lievito dei farisei e di Erode… come se fossero dei negozianti che vendono del lievito andato a male. A volte questo maestro è proprio difficile da capire… un po’ astruso insomma… e poi adesso noi dobbiamo pensare a che cosa mangiare!

E Gesù spiega

E allora il Maestro spiega e lo fa a partire dal loro discorso: rinuncia a continuare a dire ciò che stava dicendo, per inserirsi un po’ a zig zag nelle loro parole e riprendere il filo deviato dei loro pensieri.  Gesù è un vero maestro e un vero maestro sa che nessun allievo può capire e imparare se ha la testa e i percorsi emozionali ingombrati da altri bisogni e interessi. E allora con santa pazienza Gesù ricomincia a compitare l’ABC della fiducia e si appella, non tanto alla loro intelligenza, quanto al loro cuore, agli occhi e alle orecchie: il cuore è indurito, gli occhi non vedono, le orecchie non odono. Una bella sclerosi della sfera affettiva e una bella sordocecità spirituale direi.
Occorrono medicine per ammorbidire il cuore e ridare funzionalità a occhi e orecchie.

La terapia di Gesù

E Gesù quale terapia mette in atto? La cura della memoria: “Non vi ricordate” dice il Maestro “quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?” Sì, sì, i discepoli questo lo ricordano molto bene: “Dodici” dicono e non sbagliano. Non possono dimenticare questo numero, che definisce tra l’altro la quantità delle tribù d’Israele. “E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?” “Sette” Anche questa volta i discepoli rispondono esattamente: l’interrogazione sta andando molto bene. D’altra parte anche questo numero è indimenticabile, dato che è il numero sacro, il numero della pienezza della creazione, il numero della festa. E i discepoli sanno bene che il passaggio tra il dodici e il sette non segna una retrocessione ma un avanzamento. Eppure ancora non capiscono, anche se sicuramente incominciano ad intuire.

La didattica di Gesù

Gesù però non si scoraggia, perché non perde mai le speranze in coloro che ama. E allora che cosa fa? Ce lo rivela il brano seguente: li immerge nella concretezza di un’esperienza; se il mediatore didattico simbolico non funziona usiamo quello attivo, quello esperienziale.
E vanno a Betsaida dove Gesù guarisce un cieco: occhi che non vedevano ora vedono… E finalmente anche per gli Apostoli viene il momento della comprensione e della visione nitida nella fede. E questo momento arriva nella loro professione , espressa a nome di tutti da Pietro nel testo che segue. “Tu sei il Cristo”. “Tu che frazioni e  condividi il pane moltiplicandolo, Tu sei il vero pane. Tu sazi la nostra fame”. La percezione sensospirituale e l’affettività dell’anima dei discepoli guariscono dunque mediante il ricorso alla memoria e all’esperienza, che rimettono in moto la fiducia.

L'avventura esaltante che vale anche per noi

Quest’avventura esaltante vale anche per noi. Quando il buio della sofferenza scende sulla nostra vita, quando il silenzio del Deus absconditus avvolge le nostre preghiere, quando il cuore screpolato dalla siccità delle relazioni urla tutta la sua impotenza, quando ci sembra che ci manchi il pane e che la nostra fame inappagata ci trascinerà negli abissi, arpioniamoci anche noi alla memoria: "Eppure Lui c’era, eppure io so di averlo visto, eppure Lui ha moltiplicato il pane anche per me". Allora penseremo ai doni ricevuti e ringrazieremo il Padre, invece di continuare a guardare ciò che ci manca.
E poi ritorniamo all’esperienza, e se la nostra esperienza ci sembra chiusa, accostiamoci a quella dei nostri fratelli, soprattutto a quella dei santi che camminano in mezzo a noi: ce ne sono… oh se ce ne sono… basta cercarli e lasciarci contagiare. 
Ma soprattutto andiamo a mangiare quel pane che Lui ci dà e cioè sé stesso nell’Eucaristia. Allora sì assisteremo allo spalancarsi delle nostre orecchie, vedremo i nostri occhi riempirsi di luce e nel segreto sentiremo germogliare il cuore a vita nuova.
Questa è la promessa che il Vangelo di oggi sussurra alla nostra ricerca. E questa è anche la risposta ed è la strada: “Perché cercate i pani se qui con voi c’è il Pane?”
Quali sono i pani che desideriamo per la nostra vita? Valgono quanto questo pane che è Gesù? Grazie.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da EYE di Giuseppe Fioretti.