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Seconda puntata dell'incredibile storia (podcast e testo scritto)


Seconda puntata dell’incredibile storia, incominciata l’8 dicembre, nel giorno dell’Immacolata... con gli auguri più sentiti a tutte le amiche e gli amici. Testo scritto, podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e illustrazione di Virna Paghini. Per ascoltare, cliccare sul cerchietto giallo con la freccia bianca al centro. 

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana di Milano - 21 dicembre 2021" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 1, versetti da 39 a 45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Il rischio di credere ad una promessa

Non indagò Mariàm, ma, detto il suo sì, si mise in cammino verso la cugina: il suo viaggio missionario era conseguenza dell’incarnazione. E mentre andava, Maria, arca di Dio in viaggio, sentiva che la sua carne aveva incominciato a lavorare nel segreto, dove le dita di Dio plasmavano il suo bambino, traendolo dal suo stesso seme.
Avrà pensato Maria al suo Giuseppe e al suo amore perduto? Avrà visto addensarsi sul suo capo le pietre con le quali avrebbero potuto lapidarla in quanto adultera e perché incinta di un uomo che non era il fidanzato avuto per legge e al quale doveva per legge fedeltà? Credo di sì, credo che ci abbia pensato, credo che il suo sì non più ritirato sia stato appesantito dal dolore e dalla paura: Maria camminava sul crinale friabile di una promessa. Ma era la promessa di Dio.

Il riconoscimento 

E quando arrivò da Elisabetta, segno vivo della sterilità sconfitta, Maria incominciò a vedere un primo avverarsi di questa Parola, perché fu proprio la cugina ad aiutarla a capire ciò che stava succedendo in Lei: “Sei la madre del mio Signore!”. E la vita che esplodeva nel grembo di Elisabetta, quel piccolissimo Giovanni chiuso nella sua culla di carne, riconobbe l’Altro ed esultò nell’inizio di una relazione che avrebbe portato entrambi alla morte… e alla Vita senza fine. L’anziana poteva benedire la giovane perché nello Spirito era stata a sua volta benedetta.
Forse fu proprio allora che Maria comprese la verità del messaggio dell’angelo e insieme tutta la portata della sua piccolezza: due buone notizie in una. Allora turbamento e paura si sciolsero e fecero spazio alla gioia sfrenata che solo la consapevolezza della vicinanza estrema di Dio può dare.

La prima beatitudine

Maria ora poteva cantare, ma fu Elisabetta a gridare la prima beatitudine del Nuovo Testamento: “Beata te che hai creduto”. Beata perché credente.
La fede non è marginale, sta dicendo Elisabetta, la fede contiene e trasmette il germe della felicità: credere in Dio è e rimane la prima e ultima occasione di felicità per l’umanità.
Le due donne ora si raccontavano, i corpi trasfigurati dalla maternità e abitati dai figli, e furono le prime a profetare nel Vangelo. Come ebbe a dire il maestro spirituale don Romano Martinelli, che ispira questa riflessione, esse narrano una fede che cammina, che crede l’impossibile, che fa memoria, che dà spazio alla Parola e si fida della promessa, che vive le relazioni nella premura e nel servizio, che legge la storia e canta un Dio capace di ribaltare ciò che sembrava definitivo. È qui che l’incontro diventa festa: veramente l’annunciazione e la visitazione sono l’autentica esaltazione di ogni donna.

La storia continua

Sappiamo come continuò la storia di Maria, di Giuseppe e del loro figliolo: sappiamo della croce e della risurrezione. La cosa mirabile fu che i progetti dell’adolescente Maria ebbero pieno compimento e il suo sogno si avverò: ella sposò Giuseppe, con lui costruì la famiglia sognata e i due giovani furono davvero i genitori del Messia. Sì, ma quanto dolore. Sì, ma quanta gloria, quale grandezza, quale dilatata maternità, quale immensa salvezza per tutta l’umanità.

Il luogo più sicuro 

Ecco ciò che volevo dire, soprattutto ai giovani: non dobbiamo avere paura di fidarci di Dio, di raccontare a Lui i nostri progetti e i nostri sogni e di lasciare che sia Lui a decidere come compierli. Anche nella nostra vita Dio ha deposto una promessa, anche per tutti noi le speranze troveranno compimento… forse non proprio nel modo da noi pianificato. Il cuore di Dio è comunque il luogo più sicuro in cui depositare sogni e desideri: nemmeno uno andrà perso, neanche nei momenti in cui la vita non ci risparmierà dolori e difficoltà. Sull’esempio di Maria, siamo sicuri che tutto sarà per il nostro bene. 
E per noi, donne e uomini cristiani, per noi, madri e padri, di qualunque tipo sia la nostra maternità e paternità, naturale o spirituale, il Natale sia un buon viaggio nella fede!

NB. Questo articolo è in realtà un commento, chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che commenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da Natura magica di Tatiana Tataropok.