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L'apocalittica disinnescata (podcast e testo scritto)


Ci sono testi del Vangelo che chiedono particolari chiavi di lettura per essere compresi. E' il caso, ad esempio, delle tipologie testuali appartenenti al genere dell'apocalittica, utilizzate e rivoluzionate in maniera radicale da Gesù. Ci accompagna in questo viaggio di decodifica, fornendoci gli strumenti interpretativi adatti, il biblista Luca Moscatelli. Di seguito, podcast di Elikya (iniziativa dei missionari comboniani) e testo scritto. Per ascoltare dal podcast, cliccare sul cerchietto giallo con una freccia bianca al centro.

Ascolta "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini - Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana a Milano - 25 novembre 2021" su Spreaker.

Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 21, versetti da 20 a 28
Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Un discorso che impaurisce

Impaurisce questo discorso di Gesù. Seguendo le sue parole, assistiamo a un progressivo e inarrestabile dilatarsi e sgretolarsi del tempo e dello spazio. S’incomincia con la distruzione di Gerusalemme e si finisce con lo sconvolgimento delle potenze dei cieli. Si parte cioè da una città sottomessa, tutto sommato poco importante sullo scacchiere della storia di quel tempo e si arriva a toccare l’universo intero, con galassie, stelle e pianeti, in uno scenario impressionante di totale sovvertimento. Si parte da un tempo vicino, il 130 d. C., quando effettivamente Gerusalemme venne rasa al suolo dall’imperatore pagano Adriano, e si giunge, almeno apparentemente, al termine della storia e del mondo. Periodi e luoghi perdono i confini, finiscono e confluiscono nell’infinito.
I livelli incontrati in questo discorso sono almeno tre, tre cerchi concentrici: il primo riguarda il popolo d’Israele con la sua capitale, il secondo si allarga a tutta la terra e presenta l’angoscia dei popoli in ansia a causa di guerre e calamità (cioè lo scenario normale dei mali di sempre, compreso il covid), il terzo vede il capovolgimento del cosmo.

Le chiavi di lettura

Quale valore dare a questo discorso? Come comprenderlo? Sono più di una le chiavi di lettura: il genere letterario, il contesto storico, il significato delle parole.
Innanzitutto il genere letterario, cioè l’apocalittica, che si rivolge sempre a un popolo messo alla prova, e per dargli speranza dice che questo dolore finirà e chi ne è stato il responsabile sarà colpito dalle peggiori disgrazie, come violenze e guerre continue. In questo senso, potremmo chiamare l’apocalittica una forma di pensiero cattiva, una filosofia vendicativa. Qui però questa interpretazione della realtà non ha il sopravvento, perché Gesù, come afferma il biblista Moscatelli, la disinnesca. 
Come? Come la disinnesca Gesù? Il contesto ci aiuta a capire. Abbiamo già detto che Gesù sta parlando della distruzione di Gerusalemme, ma su questa distruzione Lui ha già profetizzato e ha PIANTO, come leggiamo nel capitolo 19 di questo stesso Vangelo. Invece di gioire della vicina distruzione di chi ha sbagliato, e di chi sta per ucciderlo, Gesù piange: metà dello scopo dell’apocalittica è rovesciato. 
Certamente Gerusalemme e il tempio saranno distrutti, ma in realtà il tempio distrutto lo è già, perché ormai non è più il luogo della presenza di Dio, dato che ha assunto le logiche del mondo: “Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!” Lo si vede bene anche nell’episodio della vedova, che getta nel tesoro del tempio tutto ciò che ha: ma il tempio non dovrebbe sostenere le vedove e gli orfani invece di accettare il loro obolo? Questa povera donna dovrebbe attingere al tesoro, non dare. Il tempio dunque ha tradito Dio e il popolo. La Chiesa si autodistrugge se non pensa ai poveri.

E a noi?

E a noi, normalissimi cristiani senz’arte né parte, che cosa dice questo discorso di Gesù? Fermiamoci innanzitutto sulla parola “fine”, esplicitamente citata nel paragrafo precedente: in greco questo termine può significare “la fine”, ma anche “il fine”, cioè il compimento del disegno di Dio per l’umanità. Prendiamola in questo senso e tutto cambia: quando Dio interviene porta tutto al suo compimento, al fine, allo scopo, cioè alla salvezza.
Dentro i mali della storia (e nonostante i mali della storia, tra cui la pandemia che stiamo ancora attraversando, cosa che Dio non vuole e non manda… la pandemia non è un castigo di Dio!), dentro i mali della storia, dicevo, Gesù ci dice: “Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Il figlio di Dio viene nella gloria, e noi, suoi seguaci, possiamo alzarci, guardare verso l’alto e attendere la libertà.
Il pianto di Gesù sui nostri mali ha smontato dall’interno la cattiveria dell’apocalittica, togliendole il pungiglione, come alla morte. Stupefacente. Come sempre. Grazie Gesù.

NB. Questo articolo è in realtà un commento, chiesto all'autrice dalle suore Comboniane, nell'ambito del progetto "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che commenta quotidianamente la Parola di Dio, orientando e dando colori nuovi e liberi alle nostre giornate, spesso intrise di fatica e di sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di sapersi amati da un Dio che è Padre.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da When I miss you di Little oil.