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Un muretto sotto il pelo dell'acqua (podcast e testo scritto)


Da Pietro l'impulsivo a una bella immagine di fede. Podcast di Elikya (radio dei missionari comboniani) e testo scritto, per il Vangelo di Matteo (14,22-36). Per ascoltare, cliccare sul cerchietto giallo con una freccia bianca al centro.

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 14 versetti da 22 a 36.
Subito dopo, Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde; il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a Lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

A me Pietro piace 

A me Pietro piace, lo confesso. Ricordate quando disse a Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» e ricevette in cambio la beatitudine più bella, quella della fede, la beatitudine di chi, senza saperlo, è depositario dei segreti di Dio? “Te l’ha detto Lui, il Padre, e io su di te fondo la mia Chiesa”. Bella questa fede, forte questa fede di Pietro. Mi piacciono i suoi slanci: quando si butta nell’acqua per raggiungere il Maestro e quando taglia l’orecchio al servo del sommo sacerdote per esempio. Quando racconto questo episodio ai bambini, in catechesi o a scuola, c’è sempre qualcuno che dice: “Ha fatto bene Pietro a tagliargli l’orecchio!”.
Ma mi piacciono anche, e spero di non scandalizzare nessuno, le clamorose cadute di Pietro. Quando si sente dire “Vai via da me Satana”: quanti di noi non avrebbero reagito come lui
sentendosi dire dalla persona amata che sarebbe stata uccisa?
Anche questa volta però non è da meno. “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”. Ma cosa fai Pietro, metti alla prova il tuo Maestro? Fai parte di quella generazione incredula e perversa che vuole un segno? No, io credo che Pietro stia piuttosto mettendo alla prova sé stesso: “Vediamo se sono degno di te, Maestro mio, vediamo se ce la faccio. Comandami di venire da te sull’acqua”. E non ce la fa, Pietro non ce la fa, come succederà nel pretorio, in un momento ben più tragico. Allora la fede di Pietro non è così forte, la fede di Pietro non regge, va e viene… Sì, come va e viene la sua autostima. Per questo mi piace Pietro: perché è come noi, come me, come l’uomo d’oggi, che vorrebbe credere, ma spesso non ce la fa e dietro i sogni dell’individualismo e dell’edonismo nasconde una coscienza di sé malata, che rende il cuore instabile, come l’acqua che balla quando il vento è forte. Curioso questo intreccio di autostima e di fede.

Una barzelletta dei tempi del liceo 

Ai tempi del liceo, girava tra noi ragazze una barzelletta. Dunque, c’è Gesù davanti e dietro a Lui gli apostoli in fila indiana e tutti camminano sull’acqua: stanno facendo esercizi di fede. Fatti pochi passi però… pluff! Pietro cade nell’acqua. Gesù si gira verso di lui, lo afferra, lo rimette in equilibrio e gli dice con voce triste: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Gli apostoli dietro a Gesù si rimettono in cammino e l’esercizio di fede riparte. Due passi e di nuovo… plaff, Pietro ricasca nell’acqua. Di nuovo con pazienza Gesù lo afferra, lo rimette in equilibrio e dice “Uomo di poca fede… ecc... ecc…" Quando tutta la manfrinata si ripete per la terza volta, suo fratello Andrea scocciatissimo, si gira verso Pietro e sibila a bassissima voce: “Vuoi camminare anche tu sul muretto come tutti noi, sì o no?”

Una bella immagine di fede

Ecco, a parte le risate che ci facevamo da ragazze ai tempi nostri, a me piace questa immagine della fede: un muretto sotto il pelo dell’acqua. Tu non vedi, non senti, non tocchi, non assaggi… i tuoi sensi sono muti, come dice l’ “Adoro Te devote”. Ti devi abbandonare all’acqua, a questo elemento magmatico e talvolta freddo, cangiante, che sembra non dare stabilità… Perché la fede comporta l’abbandono consapevole dell’evidenza, del voler capire tutto… Ma quando ti sei fidato, trovi il muretto, messo lì per te dal tuo Signore. Ti capiterà di cadere certo, ma la sua mano forte, calda, dolcissima, ti toglierà dall’acqua e ti rimetterà, inzuppato e grondante e mortificato ma felice, al sicuro sulla barca.

Una cura per l'autostima

La nostra fede da sola non regge. La fede di Pietro da sola non ha retto. Anzi, la fede di Pietro non ha potuto reggere fino a quando Gesù stesso si è preso la briga di curare la sua autostima. E’ successo quando gli ha chiesto per tre volte “Mi ami?” Tre volte, l’equivalente matematico del voltafaccia nel pretorio. Tre volte, perché Pietro capisse che per Gesù non era importante la caduta, era importante l’amore. “Pietro tu mi vuoi bene. Io non ci penso più al tuo peccato. L’importante è che tu mi voglia bene”. Se la fede coincide con l’amore è salva, persino quando sembra scomparire. Affidiamoci allora a quest’acqua anche quando ci fa paura: troveremo la solidità di un muretto nascosto e se ci capiterà di cadere avremo a nostra disposizione la Mano dello “spiritoterapeuta” più competente della storia.


NB. Questo articolo è in realtà un commento che l'autrice ha preparato per il progetto delle suore comboniane "Elikya, la speranza del Vangelo senza confini", iniziativa bellissima, che porta ogni giorno la Parola di Dio nelle case e sui luoghi del nostro lavoro, dando colori nuovi e liberi allo scorrere delle nostre giornate, spesso intrise di fatica e sofferenza, ma anche abitate dalla gioia di credere in un Dio che è Padre. 

Mariarosa Tettamanti  


Immagine di copertina tratta da  Storm Waves di Diana M. Codin.