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Storia di una colocoli (testo scritto e video)

Come si acchiappano i sogni? Come si trasformano in progetti? Questa storia fantastica e reale cerca di rispondere, raccontando le vicende della Consulta per la disabilità della diocesi di Milano. 
Il racconto, scritto dall'autrice del blog,  è magistralmente narrato con disegni, musiche e animazioni in un video opera di due fratelli straordinari: Stefano, di 12 anni, che ha curato tutta la parte iconica e cinestetica, e Samuele, di 6, che ha pensato alla musica. Due fantastici figli di Dio, di Chiara e di Giorgio, che ringrazio dal profondo del cuore. 

C'erano una volta i sogni... Anzi c'erano una volta e ci sono anche adesso. Tutti sanno che i sogni volano perché sono alati, ma pochissimi sanno che, prima di avere le ali, i sogni sono semplici palloncini legati a un filo, come quelli che si comperano nelle fiere dei paesi: per conquistare le ali, i sogni devono essere visti e usati da qualcuno. Tante persone però non alzano mai gli occhi da terra e quindi non li possono vedere. Sono uomini e donne che camminano sempre in fretta e continuano a masticare con la testa pensieri e numeri, numeri e pensieri. Spesso i palloncini-sogno, per farsi vedere, scagliano il filo sul naso della gente, ma quasi tutti starnutiscono e si stropicciano le narici, pensando di dover cacciare una mosca o una zanzara, così i sogni si demoralizzano e diventano tristi. “Eppure siamo belli” dicono “perché nessuno ci prende?” 

Essere cercatori di sogni

E venne un giorno pieno di sole e di fiordalisi azzurri: era la primavera del 2015 ed era proprio la giornata giusta per i sogni. Camminavano verso mezzogiorno, intorno al duomo di Milano, due grandi personaggi del quinto Vangelo: si chiamavano Donantonio e Donpierantonio, erano cercatori di sogni e stavano andando al ristorante a mangiare. Come sempre avevano il naso all’aria, in cerca di sogni appunto, e fu così che ne acchiapparono uno, si aggrapparono al filo e incominciarono a volare.

Riconoscere le parole

Volavano ridendo, perché quello era proprio un bel sogno e mentre volavano incontravano e coglievano parole bellissime, sparse tra le nuvole bianche; erano parole vive e suonavano bene, proprio come delle musiche meravigliose: diversità, fragilità, parità, uguaglianza, comunità, valorizzazione, evangelizzazione… Poi ne videro una più bella di tutte e la colsero al volo, con un salto acrobatico: era la parola INCLUSIONE e dava la mano alla parola DISABILITÀ. Per la verità intorno a loro c’erano anche delle nuvole nere, molto antipatiche, che portavano parole difficili e brutte, come discriminazione, inferiorità, superiorità, pietismo, assistenzialismo… Ma i due amici capirono subito che si trattava di parole da stracciare e buttare via… e così fecero.
Scesi a terra, Donpierantonio e Donantonio, che nel frattempo si erano dimenticati di mangiare, legarono il palloncino alla finestra e disposero sul tavolo del loro ufficio tutte le parole che avevano colto al volo. Poi si guardarono attoniti: avevano tra le mani la possibilità di costruire un progetto per cambiare gli occhi delle persone, per far vedere a tutti le cose giuste e belle della fragilità e cancellare quelle brutte!

Fabbricare le gambe ai sogni senza tagliare le ali

Cercarono con gli occhi il palloncino, ma non c’era più! Al suo posto c’era una specie di grande uccello, che assomigliava a una dolce colomba, ma aveva le piume colorate come un allegro colibrì o un lorichetto, ed era molto molto più bello. Il palloncino si era trasformato, come i Pokemon! Però questa specie di colomba/lorichetto/colibrì, che i due amici chiamarono "colocoli" (COLOmba+COLIbrì), aveva le ali, ma non le zampe! Antonio e Pierantonio compresero che avrebbero dovuto lavorare tutta la notte, per fabbricare le zampe, stando ben attenti a non tagliare le ali: sapevano che per trasformare un sogno in progetto bisogna metterlo in grado di camminare, non solo di volare! 

Lasciare che i progetti camminino e corrano prima di volare

Ci riuscirono benissimo, mostrarono l’opera finita ai loro amici del Quinto Vangelo, Donfrancoveg e Arcimario, e insieme uscirono nel cortile della curia, dove lasciarono andare la colocoli. Dapprima la bella creatura camminò sulle nuove zampette e corse in giro per il cortile, poi incominciò a volare. Quando la videro in alto in alto, incontro al sole, ed era forte felice e libera, gli amici capirono che l’avventura del progetto dell’inclusione era davvero incominciata.

Lavorare insieme

Ci volevano però altre persone, che lavorassero con loro. Nei giorni seguenti allora, scrissero su dei cartoncini le parole che avevano preso al cielo, ne fecero delle carte da gioco e organizzarono un torneo tra i loro amici. Vinse Donmauro e vinsero anche, in seconda posizione, Silvia, Matteo, Chiara e Mariarosa. Queste persone si volevano molto bene: formarono un gruppo (anzi una commissione) che si chiamava “Otuttionessuno” e incominciarono subito a lavorare, anche se qualche volta nemmeno loro sapevano bene che cosa fare. Col tempo chiamarono altri amici e poi altri ancora: Stefano, Livio, Federica, Marco, Simona, Luca, Umberto, un’altra Chiara, Giorgia, Paola, Jessica, Myriam, Tatiana, Claudio, Cinzia, Annalisa… e tutti erano sempre allegri e laboriosi.

Girare il mondo e portare in giro i progetti

Intanto Donpierantonio era partito per andare in una città lontana a insegnare ad altre persone come si fa ad acchiappare i palloncini dei sogni e a trasformarli in colocoli con zampe e ali. Dicono che quella città, da quando è arrivato lui, si sia riempita di piume coloratissime. Al suo posto arrivò un altro Mario (non arci, ma ves: Vesmario) che continuò molto bene il suo lavoro. Anche Simona partì verso una città lontanissima e anche lei ora insegna a rincorrere i sogni e a trasformarli in progetti.

Crescere crescere crescere

Sono ormai passati sei anni da quando i due amici cercatori di sogni catturarono il palloncino: la commissione è cresciuta, come capita ai bambini, e quest’anno, invece di mandarla alla scuola primaria, come appunto si fa con i bimbi, i due Mario le hanno cambiato il nome: non si chiama più commissione, ma consulta. Questa per noi è una cosa un po’ difficile da capire (non l'ho capita molto bene neanch'io), ma ci interessa poco: l’importante è che il progetto “O tutti o nessuno” continui, senza mai dimenticare il sogno colocoli dal quale è nato.
Mariarosa T.

Immagine di copertina di questo articolo tratta da  Il sogno di Anca Ioana.