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Una bella sfida! (Video e testo scritto)

 

L'avventura di un parroco alle prese con due ragazzi diversamente abili: testimonianza di una formatrice diocesana ambrosiana. Nel post si trovano il racconto scritto e un video illustrato da Stefano, un vero artista, nonostante i suoi 11 verdissimi anni. 

Un paio di anni fa mi telefona un bravo parroco: un mio amico attento e premuroso soprattutto nei confronti dei più bisognosi, sempre presente tra la sua gente, allegro e innamorato del Vangelo, di Gesù e della sua vocazione. È il parroco che tutti vorremmo insomma, ma anche un pastore come tanti, perché ringraziando il Signore nelle nostre diocesi non mancano preti come lui. È uno che va subito al sodo e quindi esordisce deciso: “Senti, ti chiedo un consiglio, a te che fai parte della commissione diocesana. È venuta qui la mamma di un bambino autistico che io ho sempre tenuto all’oratorio. Adesso però è in prima superiore, quindi non posso più tenerlo come bambino. Lei mi ha chiesto di fargli fare l’animatore, ma non si può. Comunque le ho detto di tornare fra una settimana.” 

La mia età, l’amicizia e l’umiltà

dell’interlocutore mi permettono di essere molto diretta: “Perché non dovrebbe fare anche lui l’animatore?” 
“Perché è grave, non è verbale e non si relaziona per nulla con gli altri bambini. Sta sempre a bordo campo, per conto suo, e corre. Come potrebbe fare l’animatore se non è in grado di relazionarsi con i bimbi?” 

La questione non è semplice,

le obiezioni del parroco sono condivisibili: dentro un’ottica umana lui ha sicuramente ragione, ma noi abitiamo la logica dello Spirito Santo e questo cambia tutto. 
“Come si chiama questo tuo figlio?” gli chiedo. 
“Giovanni. Io gli voglio bene.” 
“Non ho dubbi su questo: se non fosse così, avresti già detto di no e non mi avresti nemmeno chiamata. Vediamo... Pensa alle mamme che ti aiutano in cucina: qual è la più affidabile, sensibile e intuitiva?” 
Don Giorgio non ha nessuna esitazione: “È la Cristina, senz’altro. È una maestra, ha cresciuto molto bene le sue figlie, è brava, ha una marcia in più rispetto alle altre.” 
“Ok, chiedile di prendersi lei la responsabilità di questo ragazzino. Dovrebbe sorvegliarlo con discrezione, senza darlo a vedere, mentre svolge il suo lavoro. Dille che questa è una chiamata e un onore, che tu e il Signore vi fidate di lei. Poi riunirai i tuoi animatori e farai loro un bel discorso. Parlerai di questo compagno diverso e speciale, del fatto che potrebbe essere un loro fratellino o anche uno di loro. Farai in modo che si immedesimino in lui e nei suoi problemi, che vedano le sue risorse, e ti appellerai al loro senso di responsabilità. Dirai che lo affidi a loro, anzi che è lo stesso Gesù che lo affida a loro: Giovanni dev’essere affare di tutti, tutti sono chiamati a stargli vicino, ad aiutarlo se ha bisogno, senza trascurare gli altri impegni. Di’ che anche lui sarà un animatore, che lo farà come sarà capace, e loro riconosceranno questo suo ruolo. Nel frattempo tu penserai a qualcosa di semplice da affidare a Gio, qualcosa che farà solo lui. Vedrai che dopo un po’di tempo uno dei tuoi animatori (o anche più di uno) si affezionerà a Giovanni più degli altri e starà con lui più a lungo, dimostrando una pazienza maggiore e una sensibilità tutta particolare: questo animatore diventerà il suo tutor. Sarà prezioso anche nel futuro, fuori dall’oratorio, anzi saranno preziosi l’uno per l’altro.” 
“Ah ok” don Giorgio non mi sembra molto convinto: “provo a chiedere un’educatrice al comune.”
 “Si può fare, ma se non sei molto fortunato e te ne arriva una poco motivata…”. 
“Va bene, lo prendo, senza obbligarlo a fare il corso per gli animatori ovviamente.” 
“Perché ovviamente?” 
“Eh… perché non serve, capisce qualcosa ma… non mi sembra giusto, con tutti gli impegni terapeutici che ha già dargli anche questo.” 
“Tu parla con lui intanto. Gli dici che lo prenderai come animatore, che questo è un grande impegno e quindi dovrà venire al corso. Se deve capire ciò che ti aspetti da lui deve almeno provare a frequentare gli incontri. Se sarà un tuo animatore devi incominciare a trattarlo come tale… Ah, e non dimenticare di pregare, tanto e intensamente: io farò lo stesso!” 
“Va bene.” Sento ancora l’apprensione nella voce del mio amico prete, così gli dico che io ci sarò ogni volta in cui mi vorrà. 

E succede proprio così:

 non tanto perché don Giorgio ha bisogno di me, ma perché sente l’esigenza di comunicarmi il suo stupore e la sua gioia per come stanno andando le cose. E ogni volta è una comunicazione nella fede. Giovanni frequenta tutto il corso animatori, senza perdere un incontro e arrivando sempre puntuale: si siede e sta lì buono buono fino alla fine. Cristina accetta l’incarico e gli animatori seguono con compostezza e gravità il discorso del parroco. Quando l’oratorio ha inizio, Giovanni mostra di prendere molto sul serio il suo piccolo impegno, finché un giorno succede il miracolo, testimoniato da un messaggino WhatsApp grondante esultanza: HA PARLATO!

Sì, Giovanni ha parlato,

anzi ha gridato un potentissimo “Tutti dentro!” immediatamente recepito dai bambini, che hanno ubbidito senza fiatare. La gioia che luccica negli occhi della sua mamma è indicibile e ha il potere straordinario di comunicarsi in allegria a tutta la famiglia e all’intera parrocchia. 

L’anno dopo

il miracolo si ripete con evidenti e continui miglioramenti: Giovanni non ha più bisogno nemmeno di… sorveglianza speciale e, quel che più conta, è pienamente inserito nel gruppo degli animatori, che lo trattano con naturalezza, come uno di loro, aiutandolo, ma solo se occorre. Quanto sono cresciuti in umanità, intelligenza affettiva, oblatività e fede questi ragazzi?

E quest’anno con il lockdown

che cosa è successo? È successo l’ennesimo prodigio: per fare l’animatore Giovanni ha tenuto la mascherina e mantenuto le distanze. A fine mese mi arriva una fotografia di gruppo, ma per individuarlo ho bisogno delle indicazioni topologiche del suo parroco: in alto a sinistra della foto c’è un animatore tra gli animatori, un ragazzo tra i ragazzi, tutti quanti follemente felici e scanzonati, come soltanto agli adolescenti è permesso. 

Ma le sorprese non sono finite.

Alla destra del gruppo, in camicia azzurra, altrettanto soddisfatto e sereno, c’è un altro animatore speciale: è Andrea, ipoacusico grave, con disturbi seri del linguaggio. E don Giorgio non ha nemmeno avuto bisogno dei miei consigli. Senza contare che tra i bambini (in tempo di covid!) c’è un altro piccolo affetto da autismo in forma grave: ovviamente un futuro animatore. 
Ai miei complimenti l’amico risponde: "Sono solo un parroco di campagna, che cerca con l’aiuto della Grazia di essere degno del ministero". Questi sono i miracoli di un prete intelligente, umile e decisamente incamminato dietro il suo Maestro.

Mariarosa Tettamanti

Immagine di copertina tratta da "Fotografia della cattedrale" di Nikita Khandelwal