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Maryam e l'Ombra

Riservato alle ragazze e ai loro amici.
Ai miei nipoti, ai miei figliocci, ai miei scolari, a tutti i ragazzi che ho preparato ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana, a quelli che ho seguito nei gruppi ado e preado, a tutte le amiche con le quali ho condiviso la giovinezza (da vicino o da lontano, magari senza saperlo), voglio raccontare una storia. È la storia di Maryam, adolescente pensosa e sognatrice, che viveva in un paese piccolo come i nostri.


Maryam aveva circa 14 anni, o forse 15, ma di preciso non si sa, perché a quei tempi l’ufficio anagrafe non funzionava molto bene, o forse non c’era proprio. Maryam si trovava quindi in quell’età della vita trepida e colma di emozioni, nella quale vi trovate (o vi siete trovate) anche voi, in cui l’affettività si fa più intensa e il mondo interiore è più eloquente, ma anche più confuso; è l’età durante la quale le gioie e i dolori assumono proporzioni gigantesche, in cui i sogni si fanno importanti e i progetti di vita si definiscono gradualmente. E Maryam, come tutte le ragazze della sua età, di tutti i tempi e di tutti i paesi del mondo, aveva un grande sogno e dei bellissimi progetti.

Un giorno aveva incontrato Josef,

occhi buoni e riccioli neri, palestrato dal lavoro, e si era innamorata. Questo ragazzo veniva dal sud, aveva una buona professione, guadagnava a sufficienza, condivideva con lei sogni e passioni: era insomma il marito perfetto per Maryam. Con l’accordo dei genitori i due giovani si erano fidanzati e ora progettavano il matrimonio. Disegnavano il futuro di una vita insieme e ideavano l’eternità pensando ai figli che sarebbero arrivati. Uno di loro sarebbe stato il più grande di tutti, un grande condottiero, forse un re, che avrebbe dato la pace e la prosperità al suo popolo. Questo era il grande sogno di Maryam e di tutte le sue amiche ed era un sogno condiviso anche da Josef. I giorni erano buoni e il tempo scorreva clemente.

Maryam e Josef però non erano soli:

con loro c’era l’Ombra, l’ombra dell’Altissimo, che li seguiva ovunque con divina tenerezza. Dio ci teneva ai progetti e al sogno dei due ragazzi, ma il suo infinito cuore custodiva un desiderio ancora più grande: con il suo amore Egli voleva coprire tutta l’umanità e per questo aveva bisogno del sì di una ragazza, aveva bisogno di due adolescenti come tanti, ma disposti a fidarsi di Lui oltre ogni evidenza, oltre ogni apparenza di assurdità. Scelse Maryam perché sapeva ascoltare le sue parole nella Scrittura sacra e sapeva mettersi davanti a Lui senza paura e senza distrazioni.

Scelse Maryam e la sconvolse.

Si presentò a lei mandandole un messaggero con due grandi ali e la salutò cambiandole il nome. Maryam si spaventò, ma l’essere alato le disse di non avere paura, le rivelò che avrebbe avuto un figlio e si mise a favoleggiare di troni, di regni e di re. “Un figlio? Da chi?” Si chiese Maryam, che non si era lasciata incantare dalle parole altisonanti del messaggero. Era presto per un figlio, si disse: era fidanzata, ma non sposata, dunque non aveva ancora conosciuto l’intimità del matrimonio. Da dove sarebbe venuto il seme destinato ad allungare le radici nel suo grembo? Stranissime parole pronunciarono le ali, due ne comprese Maryam: l’ombra dell’Altissimo l’avrebbe coperta ed Elisabetta sua anziana parente aspettava un bambino. La prima parola compresa fu la base della fede nella seconda: non indagò Maryam, ma, detto il suo sì, si mise in cammino verso la cugina, che sicuramente aveva bisogno di lei, e mentre andava sentiva che la sua carne aveva incominciato a lavorare nel segreto, dove le dita di Dio plasmavano il suo bambino traendolo dal suo stesso seme. Avrà pensato Maryam al suo Josef e al suo amore perduto? Avrà visto addensarsi sul suo capo le pietre con le quali avrebbero potuto lapidarla in quanto adultera e perché incinta di un uomo che non era il fidanzato avuto per legge? Credo di sì, credo che ci abbia pensato, credo che il suo sì non più ritirato sia stato appesantito dal dolore e dalla paura: Maryam camminava sul crinale friabile di una promessa. Ma era la promessa di Dio.

Fu così che

quando arrivò da Elisabetta, Maryam incominciò a vedere un primo timido avverarsi della Parola, perché la cugina riconobbe in lei la madre del Signore. Forse fu proprio allora che Maryam comprese la verità del messaggio dell’angelo e insieme tutta la portata della sua piccolezza: due buone notizie in una.

Sappiamo come continuò la storia

di Maria, di Giuseppe e del loro figliolo: sappiamo della croce e della risurrezione. La cosa mirabile fu che i progetti dell’adolescente Maria ebbero pieno compimento e il suo sogno si avverò: ella sposò Giuseppe, con lui costruì la famiglia sognata e i due giovani furono davvero i genitori del Messia. Sì, ma quanto dolore. Sì, ma quanta gloria, quale grandezza, quale dilatata maternità, quale immensa salvezza per tutta l’umanità.

Ecco ciò che volevo dirvi 

ragazzi: non abbiate paura di fidarvi di Dio, di raccontare a Lui i vostri progetti e i vostri sogni e di lasciare che sia Lui a dirvi come compierli. Anche nella vostra vita ha deposto una promessa, anche per tutti voi le speranze troveranno compimento … forse non proprio nel modo da voi pianificato. Non posso dirvi che vi risparmierà dolori e difficoltà, ma è sicuro che tutto sarà per il vostro maggior bene, ora, qui, e ancora di più di Là. Buon capolavoro di vita cari!

Mariarosa T.

Immagine di copertina tratta da Happiness Moments di Dung Ho