
Tanto tempo fa, quando nel mondo c’erano solo tre colori, esistevano soltanto tre città: la città Blu, che sorgeva sul monte Azzurro, la città Rossa, che si trovava sul monte Rosa e la città Gialla sul monte Giallo. Le montagne erano isolate, ognuna di esse era circondata dal mare, che le divideva, e gli abitanti delle città si conoscevano solo per sentito dire.
Un giorno, nella città
accadde un fatto strano: i bambini che andavano a scuola trovarono nel cortile, vicino alla grande palestra, una famiglia di persone gialle! C’erano il papà e la mamma, di un bel colore simile al limone, e c’erano i nonni, dalla pelle chiarissima. Infine c’erano i figli: la ragazza più grande sembrava il sole della primavera; il bambino di sette anni era come il sole d’estate e il bimbo più piccolino, che era nato da poco, sembrava il sole autunnale. Erano molto belli, ma gli abitanti della città Blu li trovarono strani e, non sapendo che cosa fare, decisero di ignorarli: i bambini entrarono a scuola e le maestre incominciarono le lezioni, come ogni mattina.Nel pomeriggio il sindaco
riunì gli assessori per discutere l’avvenimento. L’ordine del giorno era: -I Gialli appena arrivati sono diversi da noi: saranno ammalati? Saranno cattivi?- gli assessori discussero più di sette ore, ma non arrivarono a nessuna conclusione. Qualcuno diceva: “Nel dubbio, cacciamoli via”. Altri asserivano: “Nel dubbio, accogliamoli come fratelli”. Alla fine la maggioranza decise di continuare ad ignorarli, per la paura di essere contagiata da qualche strana malattia o di essere magari assalita nel sonno e derubata. L’ordine fu diramato in tutta la città e intorno alla famiglia dei Gialli si stese il silenzio.Intanto erano arrivate le giornate più gelide dell’inverno e i Gialli, nella piccola tenda in cui si erano accampati, avevano molto freddo. Per fortuna nel bosco c’era un ruscello da cui potevano attingere l’acqua.
In una di quelle fredde mattine
accadde un altro fatto strano: una delle docce che servivano ai bambini per lavarsi dopo le partite di calcio e palla a volo cominciò a non funzionare più. Spruzzava acqua dappertutto: una volta in su, una volta in giù, una volta a destra e un’altra a sinistra.Fu subito chiamato l’idraulico che la smontò minuziosamente e la rimontò per benino. Poi disse al bidello: “Le ho dato una ripulita, ora non dovrebbe più far capricci”. Aprì il rubinetto, aspettò un attimo, aspettò ancora un po’, aspettò…aspettò ancora…ma dalla doccia non scese nemmeno una goccia d’acqua. L’idraulico chiamò in aiuto un grande professore d’ingegneria, il quale visitò la doccia e poi sospirando sentenziò:
Non c’è niente da fare: quando una doccia si comporta così, significa che sta scioperando. Bisogna rispettare i suoi diritti di lavoratrice.
e se ne andò.
Venne il Natale
e finì la scuola. Prima di andare a casa a mangiare il panettone, il bidello chiuse bene l’impianto centrale dell’acqua e il riscaldamento. I Gialli rimasero soli nel grande cortile. Senza le voci dei bambini si sentivano ancora più tristi. Per di più quella notte l’acqua del ruscello gelò e si alzò un vento fortissimo che si portò via la piccola tenda. Presi dalla disperazione, i Gialli entrarono nella palestra della scuola e si strinsero l’un l’altro facendosi coraggio. Quando il bimbo piccolino cominciò a piangere perché aveva sete, il papà cercò di aprire i rubinetti delle docce per avere un po’ d’acqua, ma si accorse ben presto che non ne usciva nemmeno un filo. Finalmente arrivò all’ultima doccia, quella che non funzionava più: girò il rubinetto ed ecco scendere tanta bell’acqua, fresca e pulita, con la quale si dissetarono tutti.Passò il Natale
e i bambini tornarono a scuola. Trovarono i Gialli in palestra e rimasero a guardarli sbalorditi. Il bidello chiese agli stranieri dove avessero trovato l’acqua per sopravvivere e seppe così che la doccia dispettosa aveva ricominciato a funzionare. In quel momento accadde una cosa bellissima: i bambini si avvicinarono al bimbo giallo e lo invitarono a giocare, le bambine più grandi regalarono penne e quaderni alla ragazzina e il bidello prese in braccio il piccolino, che per simpatia e riconoscenza gli fece subito una bella pipì splendente di giallo sui pantaloni blu. Il sindaco non volle essere da meno e invitò la famiglia a casa sua.Da quel giorno
i Gialli vissero rispettati e amati nella città Blu, finché venne il momento in cui la ragazza sposò il figlio del sindaco e poco dopo aspettava da lui un bambino. Tutti si chiedevano: “Come sarà il piccolo? Sarà giallo come la mamma o azzurro come il papà? Sarà a strisce gialle e azzurre? O magari a pallini?”. Finalmente venne il giorno della nascita. Nacque un bambino bellissimo, né giallo né azzurro, ma del colore più bello che si fosse mai visto: era verde come i prati, come il mare in primavera. Per la gioia, i cittadini suonarono le campane e organizzarono una bellissima festa. Qualcuno suggerì d’invitare anche gli abitanti della città Rossa, i quali scesero dal loro monte, costruirono una barca e raggiunsero la città Blu.
Ora lascio immaginare a te che cosa successe. Puoi scriverlo e inventare così la continuazione della storia. Quanto alla doccia, non scioperò mai più.
A QUALE LETTERA TI FA PENSARE IL SOFFIONE DELLA DOCCIA GIRATO VERSO SINISTRA?
Mariarosa Tettamanti