Passa ai contenuti principali

La canoa magica


Una storia per ogni lettera dell'alfabeto: la l
ettera C. 

La tribù dei capelli lunghi era sempre in lotta contro la tribù dei capelli corti, anche se nessuno ricordava ormai il motivo della contesa. I capelli lunghi chiamavano i capelli corti “teste rapate”; i capelli corti, dal canto loro, chiamavano i rivali “sporchi e pidocchiosi”. Tra le due tribù era stato eretto un alto muro che andava dal bosco al fiume e nessuno poteva superarlo, per nessuna ragione al mondo. Gli stregoni delle due tribù avevano detto infatti che chiunque avesse scavalcato il muro sarebbe morto immediatamente. Ogni tanto tra le due tribù scoppiavano non si sa come dei furiosi litigi che rinfocolavano l’odio. Allora gli abitanti dei due villaggi si rivolgevano ai loro stregoni perché praticassero delle magie speciali in grado di difenderli dalle vendette dei rivali. Caribù-che-corre-forte-forte era un capello corto di sette anni, molto curioso e anche alquanto testardo. Ogni giorno esplorava un pezzo dell’alto muro che divideva le due tribù in cerca di… per la verità non sapeva neanche lui che cosa andasse cercando, però sapeva con certezza che quel muro non gli piaceva proprio. 

Finalmente, un mercoledì del mese di febbraio dell’anno 2010,

mentre se ne stava lì col naso per aria a contemplare l’odiato muro, sentì arrivargli sulla testa una palla di gomma, di quelle che usano i bambini di tutto il mondo per giocare. Subito dopo di là dal muro spuntarono due trecce nerissime insieme al visetto indignato di una bambina. 
“Dammi subito la mia palla, brutta testa pelata!” gridò la bambina vedendo Caribù.
“Vieni a prenderla, sporca-pidocchiosa-puzzolente!” rispose il bambino. 
“Ora vengo e ti spacco la tua testa rapata” gridò Cuoredolce (così si chiamava la bimba) e saltò giù dal muro con l’agilità di una scimmietta del circo. Caribù stava per dire una serie di parolacce terribili, ma rimase a bocca aperta e le chiese: “Come hai imparato a saltare così bene?” e aggiunse per scrupolo, essendo un capello corto coscienzioso:”Brutta-pidocchiosa-puzzolente?” Cuoredolce, che ci teneva alla sua agilità d’acrobata, si sentì lusingata; tuttavia, essendo anche lei era una capelli lunghi coscienziosa, rispose: “Che t’importa, fagiano spennacchiato, se io sono brava a saltare? Non te lo dirò mai che me l’ha insegnato mio nonno!” “M’insegni come si fa, brutta pidocchiosa?” disse Caribù, dimenticandosi di aggiungere “puzzolente”. “Non te lo insegnerò mai se non mi dai la mia palla” rispose la piccola Cuore e si dimenticò di dire “fagiano spennacchiato”. Caribù si distrasse guardando le trecce della bambina e così le disse: “Eccoti la palla, bella… no, cioè brutta… insomma come ti chiami?” “Cuoredolce” rispose la bambina e si mise a correre ridendo verso il bosco che si trovava dietro ai due villaggi. Caribù la inseguì e poco dopo i due bambini saltavano come caprette rincorrendo la palla che rotolava tra il fogliame del bosco. Ogni tanto si dicevano qualche parolaccia, tanto per non perdere l’abitudine. Al tramonto decisero di rivedersi il giorno dopo nel bosco e si salutarono da buoni amici. “Ciao, testa pelata” disse affettuosamente Cuoredolce. “Ciao, sporca pidocchiosa” disse molto gentilmente Caribù-che corre-forte-forte. 
Da quel giorno cominciarono per i bambini ore di giochi bellissimi. Andavano a caccia di conigli selvatici, imparavano a cantare con gli uccellini, si arrampicavano sugli alberi, facevano il bagno nel torrente ed esploravano ogni angolo del bosco. 

Un giorno trovarono, semi-nascosta tra il fogliame, 

l’apertura di una caverna. Entrarono scostando le ragnatele e videro qualcosa che attirò la loro attenzione. Si avvicinarono cautamente: si trattava di una vecchia canoa. Mentre la ripulivano dal terriccio, scoprirono un foglietto fissato sul fondo. In fretta lo aprirono e lo lessero attentamente: 
Sono la canoa magica del grande sciamano delle tribù pellerossa, che vuole aiutarvi. Mettetemi in posizione verticale, accarezzatemi gentilmente e pronunciate le parole magiche: LIA CRION CIRSI'. Partirete con me per un viaggio meraviglioso.


I bambini esterefatti eseguirono le istruzioni e la canoa improvvisamente si mosse. Dondolò un poco, si mise in posizione orizzontale e poi si fermò davanti a Caribù e Cuore. I due amici erano emozionati: entrarono nella canoa, si sedettero e… poco dopo eccoli navigare nel torrente a velocità sempre maggiore. Nell’acqua limpida nuotavano le trote e sulle sponde l’erba s’inchinava al loro passaggio. 

Ad un certo punto 

Caribù e Cuore videro avvicinarsi una cascata. “Precipiteremo!” gridò la bambina. Caribù la rincuorò: “Non temere, ci sono io!”, ma per la verità aveva un po’ di paura anche lui. I bambini si aggrapparono alla canoa e si prepararono al grande salto. Fu un’esperienza incredibile. L’imbarcazione volava sull’acqua alzando spruzzi altissimi. Il sole, che passava attraverso le goccioline, creava mille arcobaleni colorati e tutt’intorno esplodeva la luce. 

Dopo un tempo interminabile, 

la canoa arrivò al fiume, che scorreva lento tra le rive. I bambini si riposarono stendendosi sul fondo dell’imbarcazione. Guardarono il cielo azzurro spezzato dalle nuvole bianche. Giocarono a indovinare le forme delle nubi. Ne videro una che sembrava un grosso cane, ma dopo un po’ si trasformò in un gigante con un occhio solo e un grande cappello e poco dopo ancora divenne una montagna di panna. 
I bambini si sedettero appena in tempo per vedere che la canoa s’inoltrava nel mare aperto. Era come entrare in un caldo abbraccio; dovunque guardassero, i nostri amici vedevano acqua profonda, infinita. Piccole onde increspavano la superficie del mare con ciuffi di spuma. Il sole inargentava gli scogli e accarezzava le guance di Cuore e Caribù. I bambini sentirono una grande pace, come se tutto il mare e tutto il mondo e il cielo e le nuvole del cielo entrassero nel loro cuore. L’anima diventava grande grande e lo sguardo vedeva l’infinito. I bambini non parlavano, solo capivano di essere molto felici. 
Quando la canoa si fermò arenandosi nella sabbia, Cuore e Caribù si riscossero e scesero a terra. Percorsero in lungo e in largo la spiaggia e giocarono nell’acqua e sotto il sole. Ad un certo punto ebbero fame, così mangiarono la merenda che avevano portato con sé. 

Stavano appunto divorando l’ultimo panino, 

quando videro due persone che camminavano sulla spiaggia con aria circospetta, come se temessero di essere visti. I bambini guardarono meglio e riconobbero i due stregoni delle loro tribù, da sempre acerrimi nemici. Che cosa facevano quei due insieme sulla spiaggia? Insospettiti, Caribù e Cuore decisero di seguirli senza farsi vedere. I due stregoni si nascosero sotto un palmizio e incominciarono a parlare fitto fitto. Parlavano e ridevano, si davano delle grandi pacche sulle spalle e bevevano da una bottiglia. Caribù e Cuore si avvicinarono ancora, finché riuscirono a sentire ciò che i due stavano dicendo. Si trattava di un discorso molto, molto interessante. Lo stregone Cuore Malvagio della tribù dei capelli corti diceva allo stregone Cavoli Amari della tribù dei capelli lunghi: “Amico mio, fino a quando riusciremo a tenere vivo l’odio tra le nostre due tribù, noi guadagneremo tanti bei soldi preparando gli intrugli che difendono dalle magie cattive!” E avanti a ridere e avanti a bere! Cuoredolce stava per scagliarsi contro i due imbroglioni, ma Caribù la trattenne e le fece cenno di tacere: 
Siamo solo due bambini, è meglio far intervenire i grandi
sussurrò. A malincuore la bambina lo seguì; insieme tornarono alla canoa e si fecero riportare ai loro villaggi. 

L’imbarcazione navigava contro corrente

e intanto le ombre della sera calavano sul mondo che si stava addormentando. Finalmente arrivarono, proprio mentre tutti gli abitanti preoccupati stavano riversandosi sulla riva del fiume per cercarli. Vedendo arrivare i ragazzi sulla canoa, Cuoca Perfetta, la mamma di Caribù, si precipitò ad abbracciare il figlio, ma a causa del buio si sbagliò e invece di Caribù abbracciò Cavalla Storna, la mamma di Cuoredolce. Anche Caldaia Fumante, il capo tribù dei capelli lunghi, si sbagliò e invece della figlia Cuoredolce abbracciò Camino Ardente, papà di Caribù e capo tribù dei capelli corti. Vedendo i loro capi abbracciarsi, anche gli altri abitanti dei villaggi si baciarono con ardore e si strinsero l’un l’altro con commovente affetto. Insomma, ci fu una gran confusione. 
Finalmente Caribù riuscì a spiegare ciò che aveva scoperto con Cuoredolce e gli abitanti dei villaggi cacciarono via per sempre i due ignobili stregoni. Poi decisero di abbattere il muro e di costruire al suo posto una bella piazza, in cui incontrarsi, conoscersi e fare amicizia. Organizzarono anche una grande festa, con suoni, canti, giochi e tanti, tanti dolci. 

E la canoa?

I due bambini la riportarono nella sua caverna e il giorno dopo andarono a riprenderla per viaggiare ancora. Si accorsero però che avevano smarrito il biglietto con le istruzioni e dimenticato la parola magica. Cercarono in tutti i modi di ricordarla, ma non ci riuscirono, così la canoa rimase lì, sola sola, nel fondo della sua caverna. E tu, riesci a scoprire il vero significato della parola magica?

E A QUALE LETTERA DELL'ALFABETO TI FA PENSARE LA CANOA APPOGGIATA VERTICALMENTE ALLA CAVERNA?

Quando l'avrai scoperta, leggi i tre finali che seguono: li hanno scritti alcuni bambini di prima e di seconda primaria. Quale ti piace di più? Ti piacerebbe pensarne uno tuo?

Primo finale

Da quel giorno i capelli corti e i capelli lunghi formarono una sola tribù, che chiamarono "tribù mista". Quando Cuoredolce e Caribù furono cresciuti, si fidanzarono e si sposarono. Più tardi ebbero tre gemelli, una bambina e due maschietti. Li chiamarono Caridolce, Cuorebù e Dolcebù. Erano tre piccoli indiani grassocci, allegri e... senza nemmeno un capello, né corto né lungo!

Secondo finale

Da quel giorno, per non litigare più, i capelli corti si fecero crescere la capigliatura. Ci fu allora un'unica, grande tribù, che si chiamò "tribù dei cuori capelluti". Dopo qualche tempo però arrivò un altro gruppo di pellerossa, che erano completamente calvi. Tutti ricominciarono a litigare, eressero un altro muro e la storia ricominciò così: La tribù dei capelli lunghi era sempre in lotta contro la tribù delle teste pelate...

Terzo finale

Gli anni passarono, Cuoredolce e Caribù crebbero e si sposarono. Nel giorno del matrimonio, parlando della loro avventura con la canoa, riuscirono a ricordare la parola magica. Così tornarono nel bosco, ripresero la canoa e si fecero portare in viaggio di nozze. 
Navigando navigando, arrivarono fino in Italia, dove incontrarono una certa maga madrina, che si fece raccontare la loro storia, la mise in una scatolina e la regalò a una certa Bettina. Bettina la narrò alla maestra Mariarosa ed è così che l'abbiamo conosciuta anche noi.

E ora vorresti giocare con la storia di Cuoredolce e Caribù? Stampa, ingrandendola, l'immagine che segue, procurati un dado da gioco, due segnalini, un amico e segui le istruzioni scritte al centro. 


Ora vai nel post I triangoli e la canoa: troverai giochi e attività divertenti.


Mariarosa Tettamanti

immagine di copertina tratta da "ABC Lettering" di Dangerdust